Ascolta il vangelo

“Congedata la folla, salì sul monte, solo, a pregare. Venuta la sera, egli se ne stava ancora solo lassù”. Se assumiamo la visuale dei discepoli nascerà certamente anche dentro di noi un interrogativo inconfessato: ma cosa dirà mai Gesù nella sua preghiera? Se effettivamente sorge in noi questa domanda allora la preghiera di Gesù è davvero un’autentica preghiera. Infatti solo l’esperienze autentiche provocano gli altri. Chissà se la gente che vede pregare noi si domanda la medesima cosa. Ma così come Gesù non si preoccupa di quello che la gente può percepire della sua preghiera, anche noi dobbiamo solo preoccuparci di pregare veramente senza farci prendere dall’ansia della performance della preghiera. Da Gesù possiamo imparare però almeno qualche cosa: prendersi del tempo per la preghiera, imparando l’intimità di una solitudine abitata da Lui, e sottoponendoci all’umiltà di una costanza che a volte ci fa sperimentare la noia. Ma mentre Gesù prega, il Vangelo prosegue con il dirci che: “La barca intanto distava già qualche miglio da terra ed era agitata dalle onde, a causa del vento contrario. Verso la fine della notte egli venne verso di loro camminando sul mare. I discepoli, a vederlo camminare sul mare, furono turbati e dissero: «È un fantasma» e si misero a gridare dalla paura”. Può sembrarci strana questa reazione dei discepoli, eppure ogni qualvolta ci accorgiamo che Gesù è davvero il Signore, rimaniamo spaventati perché in fondo forse non ci crediamo per davvero. La fede è non ignorare il fatto che di Dio sappiamo molte cose, ma Egli è molto di più di quello che sappiamo. Egli non agisce solo nella maniera in cui ci aspettiamo, ma anche contravvenendo il nostro immaginario: “Ma subito Gesù parlò loro: «Coraggio, sono io, non abbiate paura». Pietro gli disse: «Signore, se sei tu, comanda che io venga da te sulle acque». Ed egli disse: «Vieni!»”. Chi crede non è solo incoraggiato ma diventa egli stesso un protagonista dell’inimmaginabile.

L. M. Epicoco