Ascolta il vangelo

Esiste un’esperienza terribile nella fede, ed è quella del silenzio di Dio. Questa esperienza terribile diventa un abisso di mistero quando poi ha a che fare con persone che vivono drammi dolorosissimi nella loro vita. Il Vangelo di oggi mette in scena questo tipo di dramma: “Ed ecco una donna Cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola”. Come si può accettare e vivere un’esperienza simile? Dobbiamo iniziare con il dire che la preghiera vera è sempre un’esperienza deludente. La preghiera che dà immediatamente soddisfazione potrebbe anche essere un nostro escamotage psicologico per stare meglio, mentre la preghiera vera è vedere che Dio è sempre più grande di quello che ci aspettiamo da Lui. E proprio perché più grande, innanzitutto demolisce le nostre aspettative. Ma per capirlo bisogna non scappare via dalla preghiera. Bisogna attraversare questo silenzio, questa sensazione di indifferenza da parte Sua, esattamente come fa questa donna: “Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore, – disse la donna – eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita”. Dio tace non per mancanza di amore, ma tace perché tu possa emergere nella tua più profonda autenticità. Se tu ci tieni a qualcosa ciò lo si vede da quanto sei ostinato. Se lasci perdere significa che non ci tieni per davvero. L’esperienza della preghiera è l’esperienza di una fatica che ci costringe a capire davvero chi siamo e che cosa vogliamo davvero. La fede non la si vede da quello che si prova, ma da quanto si crede nonostante non si prova a volte nulla. Ecco il miracolo.

L. M. Epicoco