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La cosa triste che può accadere a ognuno di noi è quella di sublimare la frustrazione delle nostre vite non riuscite attraverso la serrata critica della vita dell’altro. Certe volte vogliamo risolvere i problemi nostri esasperando i problemi degli altri. Appiccichiamo i nostri sogni a chi amiamo e gli imponiamo di realizzarli perché noi non ci siamo riusciti. La conversione di oggi è da questo tipo di malattia, che dice molto delle cose irrisolte in noi. Il cambiamento di rotta è dalle cose futili alle cose serie. Sembra una finezza da poco, ma sarebbe un po’ come dire che per me i tuoi soldi valgono più di te. Allora ogni tanto fa bene che Gesù alzi un po’ la voce con noi e ci minacci con un suo “guai a voi”. È come una forma di esorcismo che ci fa svegliare dai nostri torpori e dall’uso sbagliato della fede. Bisogna sempre diffidare da tutte quelle volte che crediamo a tal punto che non vogliamo ascoltare ragioni. La fede non deve farci perdere di vista l’ovvio, le persone accanto, la dignità delle persone, l’uso della testa. La fede rende tutte queste cose più efficaci e non certo le rottama. Se le rottama diffidate. Se la nostra religione è celebrare qualcosa che ci mette fuori dalla terra, allora non è la fede in Gesù Cristo che innanzitutto si è incarnato per salvarci. La logica dell’incarnazione è la logica di chi comprende che lo spazio e il tempo, cioè le situazioni concrete che viviamo, sono l’occasione che ci viene data per rendere davvero culto a Dio. Giocare con il sacro o eludere le circostanze può farci apparire furbi, ma davanti a Dio nessun cuore è nascosto. Davanti a Dio non regge nessuna maschera, meglio quindi cederla velocemente alla sua Misericordia, riusciremo così a mettere a fuoco l’essenziale di tutto: “chi giura per l’altare, giura per l’altare e per quanto vi sta sopra; e chi giura per il tempio, giura per il tempio e per Colui che lo abita. E chi giura per il cielo, giura per il trono di Dio e per Colui che vi è assiso”.

L. M. Epicoco