Ascolta il Vangelo

L’apostolo Giovanni è persuaso di avere una buona ispirazione, manifestando a Gesù quel sentimento di intolleranza che è possibile provare di fronte a qualcuno che esprime qualcosa di bello pur non facendo parte dei “nostri”:

«Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demòni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva» (Mc 9,38).

Mentre Giovanni si lascia turbare dal fatto che esiste qualcuno che sembra manifestare la potenza di Dio senza far parte del gruppo dei discepoli, Giosuè, «figlio di Nun, servitore di Mosè fin dalla sua adolescenza», sembra adirarsi di fronte a un’improvvisa capacità di profetizzare che due uomini maturano restando nell’accampamento, senza nemmeno fare la fatica di uscire per andare alla tenda dell’incontro col Signore:

«Mosè, mio Signore, impediscili!» (Nm 11,28).

Ogni volta che non sappiamo apprezzare la manifestazione della vita di Dio in forme diverse da quelle a cui siamo abituati o affezionati, assomigliamo a bambini capricciosi che puntano i piedi e chiudono gli occhi mentre risplende la luce. Dio, da parte sua, non vuole che includere tutti e partecipare a tutti i suoi doni, ma si scontra puntualmente contro la nostra tendenza a pensare tendenzialmente sempre male dell’altro: «Fossero tutti profeti nel popolo del Signore e volesse il Signore porre su di loro il suo spirito!» (11,29). La risposta del Signore Gesù di fronte al desiderio di eliminare chi non appartiene alla cerchia dei discepoli è perfettamente in linea con quella di Mosé:

«Non glielo impedite, perché non c’è nessuno che faccia un miracolo nel mio nome e subito possa parlare male di me: Chi non è contro di noi è per noi» (Mc 9,39-40).

La scelta dell’Incarnazione del Verbo coincide con la rinuncia ad avere un diritto di monopolio e di controllo sul bene e sulle sue possibili manifestazioni. Avendo abbracciato tutto il mistero della nostra umanità, Dio ha dichiarato che il suo principale interesse non è quello di mettere la firma ovunque, ma che ovunque ci possa essere la firma dell’amore, di cui egli è la gratuita e generosa origine:

«Chiunque infatti vi darà da bere un bicchiere d’acqua nel mio nome perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa» (Mc 9,41).

Chi fa esperienza di questa serena apertura di fiducia non può più indulgere in atteggiamenti di selezione o di esclusione. Nemmeno quando le azioni degli altri mettono in discussione o in ombra la fatica della nostra fedeltà. È molto facile, infatti, includere gli altri quando ci sentiamo ben saldi e confermati nelle nostre posizioni di potere. Meno scontato è scegliere di includere l’altro quando, improvvisamente, siamo privati di quel prestigio e di quelle sicurezze a cui, col passare del tempo, ci siamo affezionati. Eppure, proprio quando veniamo improvvisamente relativizzati e smontati nelle nostre certezze, possiamo imparare a gioire e a godere della vita come un dono che Dio ha deciso di fare a tutti con grande generosità.
Se c’è qualcosa da tagliare, sembra dire Gesù nella seconda parte del vangelo, bisogna invece cercarla anzitutto in noi stessi: «Se la tua mano ti è motivo di scandalo, tagliala» (9,43); «E se il tuo piede ti è motivo di scandalo, taglialo» (9,45); «E se il tuo occhio ti è motivo di scandalo, gettalo via» (9,47). Piuttosto che escludere l’altro, dobbiamo imparare a escludere quella parte di noi ancora così rabbiosa e intollerante perché incapace di trovare la strada per «entrare nella vita» (9,43.45) e «nel Regno di Dio» (9,47).
Scegliendo di non escludere mai niente e nessuno, bensì di includere tutti, persino «mentre eravamo ancora peccatori» (Rm 5,8), il Signore Gesù ci ha mostrato quanta misericordia può scaturire da un cuore che si lascia raggiungere e trafiggere dal volto del fratello, fino ad averne compassione. Per abbracciare questo modo di vivere, bisogna essere disposti a pagare qualsiasi prezzo. Soprattutto occorre non avere paura di rimanere nel numero di «questi piccoli» (Mc 9,42) che, bisognosi di «bere un bicchiere d’acqua» (9,41), attestano il cuore accogliente di Dio, rendendolo accessibile a tutti.

p. Roberto Pasolini