Ascolta il Vangelo
L’ultimo tragitto che separa Gesù da Gerusalemme inizia con un incidente di percorso. Un gruppo di Samaritani si rifiuta di farlo entrare nel proprio villaggio. È l’infinita libertà dell’uomo che decide vittorie o sconfitte anche per il Figlio di Dio, non accorgendosi che ogni volta che Gesù perde, sono in realtà loro stessi a perdere. Nonostante ciò, Dio non si rimangia lo spazio di libertà che ha concesso all’uomo. Senza di essa, non ci sarebbe nulla, non esisterebbe nemmeno l’amore, sarebbe tutto semplicemente determinato, stabilito, artificialmente perfetto. Ma il vangelo non nasconde nulla, non tace anche le chiusure, i fallimenti pastorali, e le frustrazioni dei discepoli che a quella chiusura rispondono con la violenza: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Non riescono a sopportare il fatto che qualcuno si chiuda a quel messaggio, non riescono a tollerare le vertigini della libertà che si portano addosso anche quelli che dicono di no. L’amicizia con Gesù, la spiritualità appresa in quegli anni non li tutela dalla tentazione dell’integralismo. Ed è proprio Gesù a richiamarli alle logiche vere, non a quelle delle loro aspettative: “Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio”. Il vangelo tace sulle parole usate da Gesù, di certo però è paradossale il fatto che sia proprio Gesù, il primo difensore della libertà dei ‘dissidenti’. Non sono i discepoli a calmare Lui, ma Lui a calmare i bollori dei discepoli che a volte si fanno talmente prendere la mano da infrangere il tratto più Santo che ci portiamo addosso dell’immagine e somiglianza di Dio: la libertà. E la libertà ha tempi, alfabeti e modalità diverse che vanno rispettati, compresi e tenuti sempre in considerazione. Delle volte lo zelo della fede ci rende eccessivamente integralisti. Paradossalmente questo nostro irrigidirci più che difendere Dio lo smentiscono. La testimonianza più dannosa che si possa dare a Dio è quella della violenza in tutte le sue forme.
Lc 9, 51-56
L. M. Epicoco