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Essere pronti è forse la maturità più grande che una persona deve raggiungere nella sua vita spirituale. Anzi la definizione stessa di vita spirituale dovrebbe coincidere con “essere pronti”: “Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese”. Una persona è pronta quando è completamente tesa verso ciò che sta per accadere. Un po’ come gli sportivi che si preparano ad una corsa e che si tengono pronti al punto di partenza a scattare non appena arriva il segnale. La vita eterna è quel segnale che aspettiamo, ma tutta questa vita è un tendere ad esso, è un farsi trovare pronti. E l’unica maniera che abbiamo per esserlo è essere completamente attenti a ciò che c’è in questo momento della nostra vita. È vivere nel qui ed ora e non nel lì e dopo. Gesù usa l’immagine del padrone che torna a casa il giorno delle nozze. La casa sarà certamente in fermento e il padrone si aspetta quel fermento, sa di essere atteso, sa che ognuno avrà fatto la sua parte per accoglierlo. Ma che delusione invece tornare e rendersi conto di non essere atteso. Che delusione vedere che ognuno vive per se stesso, vive non in fermento, ma in appiattimento. È capire che tutto ciò che accadrà potremo coglierlo se siamo disposti a valorizzare ciò che c’è adesso. Gli occhi della persona che ho accanto, il bene possibile in questo istante, è così che ci si allena ad essere pronti al grande via della vita eterna. La passività con cui delle volte affrontiamo la vita in attesa che accada qualcosa di interessante è il vero motivo per cui non accade mai nulla di veramente interessante. Ma quando passiamo la vita con i piedi per terra e il cuore pronto allora ciò che ci aspetta è quello che Gesù descrive così: “Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli”. Il paradiso è un capovolgimento: Dio ci darà ciò che noi pensavamo solo di poter contemplare.
Lc 12, 35-38
L. M. Epicoco