Ascolta il Vangelo

“Si avvicinavano a lui tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: «Costui riceve i peccatori e mangia con loro».” Il vangelo si apre con lo scandalo suscitato da Gesù agli scribi e farisei. Egli allora per rispondere allo “scandalo”, racconta due parabole divenute famose. Una riguarda una pecora su cento, che smarrita viene cercata e ritrovata con gioia dal padrone. L’altra riguarda una moneta su dieci che una donna perdendo cerca affannosamente fino a ritrovarla e a scomodare anche le amiche e le vicine per festeggiarne il ritrovamento. Effettivamente la prima grande riflessione dovrebbe riguardare il fatto che è quanto mai normale calcolare la possibilità che qualcosa, piccola, centesima, o decima, si perda di ciò a cui teniamo. Potremmo quasi dire che è fisiologico, che fa parte del gioco. Eppure a Gesù non sta bene questo ragionamento. Il pastore e la donna dimostrano un’ostinazione che è più grande delle perdite legittime e da manuale di ciò che hanno. L’amore è una forma quasi esagerata di ostinazione. Non poggia su meccanismi matematici o aziendali, ma reputa tutto, e persino l’ultimo dettaglio, importante. Ora, se si gioisce per una pecora, o per una moneta, quanto si dovrebbe gioire per una persona? È questo lo schiaffo interiore che Gesù dà agli scribi e ai farisei: ogni persona, per quanto peccatrice, vale più di una pecora o di una moneta. E non ha senso amare più una pecora o una moneta rispetto all’ultimo degli uomini. È un fatto di amore e di gioia che raramente chi non sperimenta amore e gioia può capire. E a chi non ha amore e gioia rimane solo un elenco di regole e il dito puntato. Qui non si tratta di negare la Legge ma di non dimenticare che stiamo parlando di volti, persone, storie, e che non ha senso esasperare un errore per rendere valida una regola messa lì esattamente per custodire l’umano di tutti. Si può idolatrare talmente tanto una regola fino a renderla disumana, ma proprio per questo smette di essere giusta.
Luca 15,1-10
L. M. Epicoco