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Un uomo aveva due figli. Ogni volta che Gesù comincia una parabola tira quasi sempre in ballo un padre e due opzioni diverse di vivere il rapporto con lui. È facile per noi pensare di doverci identificare con uno dei due, ma la verità è che entrambi questi figli ci abitano dentro. “Si rivolse al primo e disse: «Figlio, oggi va’ a lavorare nella vigna». Ed egli rispose: «Non ne ho voglia». Ma poi si pentì e vi andò. Si rivolse al secondo e disse lo stesso. Ed egli rispose: «Sì, signore». Ma non vi andò”. Siamo abitati da un fortissimo senso di accidia che molto spesso ci fa sempre dire di no a tutto quello che comporta anche un minimo di fatica: vorremmo amare, ma non abbiamo voglia di prenderci responsabilità; vorremmo vincere una gara, ma non abbiamo voglia di allenarci; vorremmo cambiare canale, ma non vogliamo alzarci a prendere il telecomando a due metri di distanza. L’accidia è un problema serio, eppure questo primo figlio ci dimostra che ci si può pentire di uno stile di vita così, infatti alla fine egli va a lavorare nella vigna. Il secondo figlio invece dice di sì, e forse lo dice per opportunismo, per togliersi l’impaccio del padre, o semplicemente perché è uno di quegli entusiasti che dicono di sì a tutto, ma alla fine non concludono mai nulla. La verità però è che la vita non va giudicata dai propositi o dalle parole, ma dai fatti. Noi siamo i nostri fatti non i nostri ragionamenti, i nostri discorsi e le nostre pianificazioni. Sono i fatti che dicono da quale parte stiamo.

L. M. Epicoco