Ascolta il Vangelo

Quando il Vangelo deve parlare di Elisabetta usa un’espressione commovente: colei in cui il Signore ha esaltato la sua misericordia. Questa donna che ha molto sofferto, si ritrova con una gioia immensa: la nascita di un figlio insperato. Ma invece di cadere nella tentazione di aggrapparsi in maniera possessiva a questo figlio, fin dall’inizio difende con tutta se stessa il diritto del proprio figlio di essere se stesso, e non semplicemente la realizzazione dei suoi sogni o dei sogni della sua famiglia. E in questa difesa si aggiunge anche Zaccaria suo marito: “All’ottavo giorno vennero per circoncidere il bambino e volevano chiamarlo col nome di suo padre, Zaccaria. Ma sua madre intervenne: «No, si chiamerà Giovanni». Le dissero: «Non c’è nessuno della tua parentela che si chiami con questo nome». Allora domandavano con cenni a suo padre come voleva che si chiamasse. Egli chiese una tavoletta, e scrisse: «Giovanni è il suo nome»”. È bello a pochi giorni dal Natale fare questa memoria: non si può accogliere Dio se si vuole stabilire in maniera preventiva ciò che Egli dovrebbe essere e come dovrebbe essere. Così come un figlio ha diritto ad essere se stesso e proprio per questo è un mistero per chi lo accoglie, allo stesso modo Dio. Egli non deve mai diventare la proiezione delle nostre paure o dei nostri desideri, ma essere misteriosamente ciò che noi nemmeno immaginiamo e che scopriamo un po’ alla volta.

L. M. Epicoco