Ascolta il Vangelo

 

Ascolta il commento tratto da una meditazione di don Oreste Benzi

Si arriva al Signore molto spesso per tentativi. Ce lo ricorda in maniera chiara il Vangelo di oggi: “Ed ecco, alcuni uomini, portando su un letto un uomo che era paralizzato, cercavano di farlo entrare e di metterlo davanti a lui”. La cosa che colpisce di questo dettaglio è il costante tentativo di questi uomini di portare davanti a Gesù quest’uomo. Ci provano ma non ci riescono per le vie ordinarie. Eppure la loro ostinazione è più grande di tutti gli impedimenti che incontrano, ed escogitano una maniera tutta originale per riuscire a introdurlo alla presenza di Gesù: “Non trovando da quale parte farlo entrare a causa della folla, salirono sul tetto e, attraverso le tegole, lo calarono con il lettuccio davanti a Gesù nel mezzo della stanza”. Molti di noi conoscono persone che avrebbero bisogno di incontrare Cristo, ma non hanno gli strumenti per poterlo fare da soli. Non hanno forse nemmeno fede e non riescono a pregare, come il paralitico del vangelo di oggi che non solo non può camminare, ma non riesce nemmeno a parlare a Gesù. Ecco allora che si manifesta la potenza dell’intercessione. Quanto è potente la preghiera fatta per gli altri! Quanto porta frutto continuare con ostinazione a pregare per coloro che hanno bisogno di incontrare misericordia, consolazione, coraggio, cambiamento. E se non riusciamo a portarli a Gesù per la “porta principale” della Chiesa, offriamo noi stessi come una strada alternativa per arrivare comunque a Lui. Il Vangelo ci dice che Gesù “Vedendo la loro fede, disse: «Uomo, ti sono perdonati i tuoi peccati»”. È la fede di questi uomini che ottiene a quest’uomo il miracolo. Ecco perché il tempo che passi davanti al tabernacolo per amore di qualcuno; il rosario che dici nelle ore più impensabili a favore di qualcuno; la carità che eserciti verso gli ultimi a favore di qualcuno, è la tua professione di fede a quel Dio che a partire proprio da quella fede dispenserà misericordia e grazia per tutte quelle persone che ti porti sulle spalle.

L. M. Epicoco