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Il miracolo raccontato nel Vangelo di Marco di oggi è uno di quei miracoli famosi che fanno parte solitamente della memoria viva anche del nostro immaginario su Gesù. Vorrei però oggi distogliere lo sguardo per un istante dal miracolo e spostarlo su un dettaglio del racconto che a mio parere può aiutarci ad avere una nuova chiave di lettura del racconto stesso. Gesù dopo aver parlato alla folla si ritrova con la richiesta dei suoi discepoli di liquidare tutta quella gente nella maniera più veloce possibile così da metterla in condizioni di trovare qualche villaggio dove trovare da mangiare. Ovviamente Gesù resiste davanti a una simile richiesta e mette i discepoli nelle condizioni di assistere e contemporaneamente collaborare a un miracolo che sta per fare: “Ma egli replicò loro: «Quanti pani avete? Andate a vedere». E accertatisi, riferirono: «Cinque pani e due pesci»”. Molto spesso la vita è sempre sproporzionata rispetto alle nostre capacità e alle nostre forze, per questo cerchiamo sempre modi alternativi per non assumercene mai fino in fondo la responsabilità. Ma Gesù seppur consapevole di questa sproporzione, ci invita a non deresponsabilizzarci rispetto alla realtà che abbiamo davanti. Bisogna però saper bene che se anche non abbiamo tutto quanto ci serve per affrontare ciò che ci capita, abbiamo però qualcosa, un poco che ci riguarda. “Quanti pani avete? Andate a vedere” dice Gesù. Siamo noi in grado di dire nel dettaglio in che cosa consistono le nostre poche capacità? Molte volte noi non possiamo progredire spiritualmente e umanamente perché manchiamo di realismo nei confronti di noi stessi. Non ci conosciamo, non sappiamo dire nel dettaglio che cosa abbiamo e cosa ci manca. Nessuno di noi è sprovvisto di tutto, c’è sempre qualcosa che portiamo dentro di noi. Sappiamo farne un elenco dettagliato? Chi non sa dire con chiarezza i suoi pregi e i suoi difetti non può assistere a nessun miracolo perché gli manca la materia prima.

L. M. Epicoco