Ascolta il Vangelo:

“Dopo questi fatti il Signore designò altri settantadue discepoli e li inviò a due a due avanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi”. Perché il Signore si fa precedere dai suoi discepoli? Perché li manda a due a due? Sono interrogativi importanti che non possiamo ignorare. Se Gesù si fa preparare la strada da gente inaffidabile come i discepoli, come me e come te, ci sarà un motivo. E credo che il vero motivo sia la potenza che sprigiona la comunione di due amici. Li manda a due a due per ricordare a ciascuno di noi che l’unica cosa che può preparare davvero la strada a Gesù è fare esperienza di legami significativi, di amici affidabili, di persone che si sforzano davvero di volersi bene. È il caso di Cirillo e Metodio, fratelli e amici, di cui oggi ricorre la memoria liturgica. Si evangelizza solo se si dà testimonianza di saper volere davvero bene. Non sono le opere l’alfabeto dell’evangelizzazione ma l’amore: “Vi riconosceranno da come vi amerete”. Allora è di questo che dovremmo preoccuparci: le nostre comunità, le nostre esperienze ecclesiali sono luoghi di testimonianza di amicizia, di amore gratuito, di comunione? A che cosa mai potrebbe servire una Chiesa che organizza cose, e persino la carità, ma non sa amare? Oggi il Vangelo ci spinge a questa decisione, a questa conversione. Scegliere di voler bene a qualcuno significa evangelizzare senza bisogno nemmeno di parole.

L. M. Epicoco