Ascolta il Vangelo

La descrizione del Vangelo di Giovanni non ci racconta solo la reazione di Maria Maddalena, ma ci mette davanti alla descrizione del vuoto lasciato dalla resurrezione di Gesù: “Maria invece stava all’esterno vicino al sepolcro e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù”. È importante questo vuoto reale lasciato da Gesù perché esso non testimonia l’assenza bensì la sua presenza. Tutta la resurrezione parte proprio dal non riuscire più a tenere prigioniero il corpo di Cristo in un luogo specifico. Il Risorto sfugge i nostri recinti. Finché Dio è tenuto dentro i confini dei nostri ragionamenti, delle nostre aspettative, della nostra immaginazione allora Egli è qualcosa di morto. Ma se evade questi confini, e sfugge il nostro controllo allora è la prima esperienza del suo essere vivo. Ci accorgiamo di questo da una cosa molto semplice: quando è il Risorto a parlarci e non la nostra immaginazione o la nostra disperazione, allora Egli ci pone nel cuore delle domande decisive, esattamente come alla Maddalena: “«Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Essa, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove lo hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Essa allora, voltatasi verso di lui, gli disse in ebraico: «Rabbunì!», che significa: Maestro!”. Il Risorto è tale perché è l’unico che ci riconsegna a noi stessi, è l’unico che pronuncia il nostro nome come nessun altro. Ma questo lo si capisce solo se lo sperimenta.

Don L. M. Epicoco