Quando lo sposo sarà loro tolto, allora digiuneranno.

Dal Vangelo secondo Matteo
Mt 9,14-15

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché noi e i farisei digiuniamo molte volte, mentre i tuoi discepoli non digiunano?».
E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto finché lo sposo è con loro? Ma verranno giorni quando lo sposo sarà loro tolto, e allora digiuneranno».

Parola del Signore.

Commenti di don L. M. Epicoco:

Perché digiuniamo il venerdì? La pagina del Vangelo di oggi ce lo ricorda illuminandoci sul suo vero significato. Il venerdì è il giorno in cui facciamo memoria della Passione del Signore, è quindi il giorno in cui lo Sposo è assente perché morto in Croce: “Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno”. Diventiamo, così, solidali con la morte di Gesù. Noi infatti mangiamo per vivere, e non mangiare è un po’ come morire. Il digiuno è un modo di condividere il destino di Gesù durante le ore della Passione, ma è anche condividere il destino di Gesù nell’ora della Passione che continua a vivere in tanti uomini e donne che soffrono a causa delle guerre, delle malattie, della solitudine, dell’angoscia, della disperazione, cioè dei crocifissi di oggi. Il digiuno ci rende solidali con chiunque soffre e vive esperienze di morte nella propria vita. È un po’ come dire “non posso toglierti il buio ma voglio condividerlo con te”. Se il digiuno diventa invece una pratica solitaria che mira solo a mostrare quanto siamo bravi, allora è solo vanità travestita di religiosità. Gesù lo spiega a chi chiede il perché i suoi discepoli non digiunano, ed Egli fa loro presente che i suoi discepoli non hanno bisogno di pratiche religiose campate in aria, ma hanno bisogno di pratiche religiose che esprimano la relazione con Lui. Se dimentichiamo Gesù ci rimangono solo le nostre pratiche esteriori, ma esse da sole non salvano.